Il cuore nella voce (Maschile e femminile insieme nel canto)

Paolo Loss e Luisa Negrini

Introduzione

Questa ricerca offre ai cantanti, professionali o amatoriali, e anche a chi ha solo voglia di approfondire la relazione con la propria voce, alcuni strumenti di analisi del proprio modo di affrontare la parola e il canto.
Lo scopo è quello di facilitare la conoscenza di sé, la propria crescita personale e professionale, attraverso il lavoro sulla voce.

1.1 Nascita e sviluppo della voce

In questa parte prendiamo conoscenza di come lo strumento fonatorio, nell'uomo, ha preso la forma attuale.
La laringe, cioè l'organo che sarà utilizzato per parlare e cantare, si sviluppa nei vertebrati dapprima come organo per respirare e deglutire; successivamente viene utilizzato a scopo fonatorio (vedi i suoni emessi dalle rane). Nell'uomo, infine, la laringe, grazie alla verticalizzazione evolutiva, sarà in grado di articolare suoni complessi come le parole e il canto. Questa evoluzione sembra aver avuto inizio almeno 2,5 milioni d' anni fa.

Gli studi più recenti riguardanti l'otorinolaringoiatria delle specie estinte ( grandi primati ) ed in particolare della specie umana, ne danno testimonianza. (La scienza delle nostre origini, Editori Laterza 2013 pag. 117/120).
Nello studio, ora citato, sono messe in evidenza le ricerche riguardanti le circostanze che hanno favorito l'evoluzione dell'apparato fonatorio, lo sviluppo dell'osso ioide (l'ossicino sospeso tra lingua e laringe), della muscolatura ad esso collegata ed infine lo sviluppo delle strutture interne dell'orecchio.

Nei milioni d'anni le caratteristiche strutturali dell'apparato fonatorio sono rimaste pressoché invariate mentre nello sviluppo dell'individuo la laringe assume caratteristiche fisiologiche diverse. Le caratteristiche dello strumento di fonazione, in noi, sono, infatti, frutto dell'ereditarietà, cioè degli schemi psico-corporei (http://www.psicologia-integrale.it/archives/1986) che i nostri genitori ci hanno trasmesso e di quelli che abbiamo potuto sviluppare nel nostro ambiente familiare e sociale. La nostra voce può avere le caratteristiche armoniche (il colore) di quella di nostro padre o

di nostra madre sia per ereditarietà che per imitazione degli atteggiamenti fonatori e posturali- respiratori. (Laura Pigozzi, A nuda voce, pag 51 e seguenti.)

1.2 Elementi fondamentali costitutivi della voce

La nostra voce è frutto di due serie di fattori: quelli ereditari (diacronici) e quelli del vissuto momentaneo (sincronici).

Elementi ereditari (diacronici) della voce

La voce nasce dall'ascolto. L'ascolto ha inizio nel feto durante la gravidanza. (A.Tomatis – M.L. Aucher) http://www.mstmusicoterapia.it/ciao-mondo-2/
I canali di percezione del suono sono: la pelle, il tessuto connettivo e muscolare, le ossa, la mucosa oro-faringea ed infine l'orecchio. Da questi canali giungono al feto le informazioni necessarie alla nascita e lo sviluppo della voce.

In dettaglio, lo sviluppo della facoltà della parola nell'individuo ha origine dalle seguenti esperienze pre- e neo - natali:

  • l'ascolto non auricolare intrauterino (nei primi quattro mesi di gravidanza, prima della formazione dell'orecchio)
  • l'ascolto auricolare intrauterino (dopo il quarto mese di gravidanza)
  • il prosieguo dello sviluppo dei sensi nei primi mesi e anni di vita (tatto, gusto, olfatto, udito,vista)
  • in particolare, per quanto riguarda i sensi, i movimenti del succhiare e della deglutizione nel periodo dell'allattamento e nei gesti del mangiare successivo
  • il dialogo imitativo tra bambino e figure di riferimento

(Alfred Tomatis, La notte uterina –Marie Louise Aucher, Vivre sur sept octaves)

L'influenza del territorio sulla voce

Negli ultimi anni alcune ricerche hanno fornito le prove di una correlazione tra aspetti fonologici del linguaggio, come la sonorità, e alcuni fattori geografici e climatici, come la temperatura, la copertura vegetale e le caratteristiche del terreno, così come avviene per diversi comportamenti umani. Le lingue tonali, in cui il significato delle parole è associato al tono con cui sono pronunciate le sillabe, non sono parlate nelle zone più aride del pianeta perché il clima secco rende

problematico il controllo preciso delle corde vocali necessario per una pronuncia corretta dei toni. (Caleb Everett, ...)
La scoperta è in un nuovo studio pubblicato sui "Proceedings of the National Academy of Sciences" a firma di Caleb Everett dell'Università di Miami, in Florida, e colleghi di diverse sezioni del Max- Plank-Institut in Germania e nei Paesi Bassi, che conferma l'influenza dei fattori ecologici sul sistema di suoni di una lingua.(ricerca su fattori energetici Terra fonazione)

I dialetti e le lingue

L'uso dei linguaggi locali (dialetti) condiziona le nostre capacità di ascolto e fonazione. La storia antropologica di un territorio condiziona la struttura psico-corporea di un individuo in molti modi: attraverso i mestieri, le tradizioni socioculturali, il rapporto di sudditanza nei confronti dei genitori e dell'autorità, la relazione con la terra, la vita di città o di paese etc.

Nella mia (Paolo) esperienza professionale ho riscontrato che alcune persone parlanti soltanto dialetto ( triestino) hanno un'estrema difficoltà a far risuonare in modo pieno le vocali, ad esempio, A e O. Le vocali, nel linguaggio parlato e nel canto, portano il vissuto e manifestano emozioni ed intenzioni. Educare alla consapevolezza del suono delle vocali significa quindi educarci alla consapevolezza di noi stessi soprattutto dal punto di vista emozionale. Per portare le persone ad una emissione vibrante e radicata nel corpo è necessario un tempo abbastanza lungo di rieducazione.

Tuttavia, l'uso di più lingue, ma anche l'uso costante di dialetto e lingua nazionale contribuiscono a formare uno strumento fonatorio più duttile, purché si sappia passare con facilità attraverso i moduli sonoro - verbali (forma delle vocali, ritmo delle frasi, ricchezza del vocabolario, ecc).
Anche l'abitudine a parlare molto forte o molto piano è frutto di condizionamento dell'ambiente.

La natura sessuale della voce

La voce adulta completa la sua formazione durante e dopo la maturazione sessuale e ne porta con se le caratteristiche (voce sensuale).

  • Gli elementi dell'identità sessuale si suddividono in primari: le gonadi e la forma dell'organo sessuale, e secondari: la forma del corpo, la voce e la distribuzione sul corpo dei peli.
  • Nei maschi la voce raggiunge la maturità dopo un lungo periodo di muta.
  • Nelle femmine la muta di voce avviene, nell'età puberale come nel maschio, però con una trasformazione più lenta e meno evidente (sempre nel contesto familiare e con un continuo confronto con le voci circostanti).

Per tutta la vita la nostra voce sarà il segno di ciò che siamo e di come viviamo, uomini e donne. (Laura Pigozzi, A nuda voce -Alfonso Gianluca Gucciardo, Voce e sessualità)
Paolo: A proposito di ciò che avviene durante la muta di voce riporto qui una mia esperienza: Ho completato la muta di voce molto precocemente, avevo 12 anni e mezzo ed ero l'unico della mia classe con una voce maschile quasi adulta. Durante le lezioni di italiano si faceva lettura dell'Iliade e a me veniva sempre affidata la lettura delle voci degli dei (Giove o altri). Ero molto orgoglioso di questa mia voce precoce. Nella mia famiglia vivevo con altri tre maschi: mio nonno, mio padre e mio fratello maggiore.

Nella mia successiva carriera di cantante professionista ho sempre cantato da baritono (la voce media tra quella acuta del tenore e quella profonda del basso).
In questi ultimi 20 anni ho cercato, seguendo dei corsi di perfezionamento, di approfondire il mio rapporto con la voce.

Durante uno dei seminari di Serge Wilfart, attraverso un profondo lavoro sulla postura, sono riuscito a far uscire dalla mia gola suoni più profondi nell'intonazione e più scuri come colore.

Questo fatto ha stimolato in me una serie di sensazioni a dir poco strabilianti. Mentre commentavo con il M° Wilfart quanto avevo ottenuto con gli esercizi, avevo 'visto' il mio corpo modificarsi e la mia voce risuonare in corpi diversi dal mio e mi era sembrato di parlare nel corpo di mio nonno e poi in quello di mio padre ed infine in quello di mio fratello maggiore. La mattina successiva salutando una collega che partiva (al mattino si ha sempre la voce più profonda) avevo visto il mio corpo addobbato, addirittura, come quello di un pope ortodosso durante la celebrazione liturgica. Attraverso queste strane visualizzazioni il mio corpo mi aveva forse detto che finalmente potevo esprimermi con la mia vera voce senza paura di entrare in competizione con gli altri maschi della famiglia.

La voce e la sessualità sbocciano alla maturità quasi contemporaneamente; purtroppo questa maturazione molte volte risulta incompleta: in moltissimi casi la voce invece di manifestare la sessualità la copre con un'ulteriore maschera. Troviamo voci maschili in corpi femminili ma anche voci di bambina in corpi femminili adulti; contemporaneamente sull'altro versante troviamo voci femminili in corpi maschili con tutte le sfumature intermedie ad indicare perturbazioni avvenute nel periodo della muta di voce ed anche prima.

(Laura Pigozzi Voci smarrite. Godimento femminile e sublimazione)

La trasformazione della voce ha in molti casi un felice riscontro nell'immagine che ognuno dà di sé agli altri e la risposta da parte degli altri non fa altro che da rinforzo a quanto uno trasmette.
Fino a prima della seconda guerra mondiale si conservava all'interno delle società il canto come accompagnamento del lavoro e strumento di socializzazione, canto in cui ognuno aveva la possibilità di esprimere sè stesso. Con il boom economico degli anni sessanta e l'avvento ed il successo della musica leggera lentamente si è andati verso una "globalizzazione" della voce e un appiattimento dell'individualità vocale che doveva piuttosto conformarsi a questo o quel cantante pop e poi rock.

Un esempio tratto dal mondo della musica leggera ci aiuta a capire quanto può avvenire nel gioco delle voci in via di maturazione.

Paolo: Nel repertorio canzonettistico che ci arrivava dagli Stati Uniti per molti anni l'età delle cantanti, dagli anni '70 in poi, si abbassava fino al margine dell'adolescenza perché questo era quanto il mercato richiedeva. Eravamo arrivati al limite che anche delle cantanti adulte avevano successo perché cantavano con voce adolescenziale. L'ammirazione e la conseguente imitazione aveva continuato a spingere generazioni di adolescenti a mantenersi in quel settore di vocalità, attraente, ma dal messaggio ambiguo.

Una donna adulta con voce infantile manda un messaggio di questo genere: "sono una bambina, ho bisogno di aiuto e di affetto, ho bisogno di una guida forte, sono facilmente governabile". Il corpo adulto manda messaggi del tutto diversi in cui non c'è sottomissione ma desiderio e ricerca di scambio tra pari. D'altra parte una voce forte e sonora ma molto schiacciata sulla laringe può nascondere una struttura emotivamente fragile.

Elementi del vissuto momentaneo (sincronici) della voce.

Gli elementi sincronici della voce possono essere corporei oppure emotivi, tra di loro sono strettamente collegati e caratterizzano il fenomeno voce nel vissuto momentaneo. Sarà la maturazione di questi elementi a permettere la disponibilità del corpo a risuonare e a determinare la qualità armonica del timbro vocale.

Elementi corporei

La voce del qui ed ora, racconta la storia di ognuno di noi. Respiro, postura e disponibilità a risuonare sono il risultato del nostro vissuto (corpo-emozioni-mente) dal concepimento ad oggi

  • respiro: Il rapporto tra respiro e voce è determinato dalla caratteristica vibratoria del suono. Nel canto, e nel parlato, la respirazione diaframmatica è necessaria per non creare tensioni spurie verso la gola. La respirazione troppo alta crea tensioni nella zona del collo e della gola, strozzando l'uscita del suono.

R. Frank così descrive le conseguenze che la rigidità ha sul respiro.
" Invece di apparire perso e sull'orlo di accasciarsi, crollare e cadere, l'individuo cronicamente ansioso diventa rigido, come per assicurarsi di non andare in frantumi. La complessiva costrizione dei limiti del suo corpo è il suo schema di respiro. I movimenti scaturiscono dalla parte superiore del petto, mentre il suo addome resta troppo compresso. Per respirare, è costretto a spingere verso l'alto la sua già sollevata gabbia toracica e a costringere l'aria verso l'interno.
In uno schema naturale di respiro, il movimento comincia al livello della parte più bassa delle costole e si muove in direzione delle clavicole e simultaneamente verso il basso in direzione dell'osso pelvico, creando un movimento ondulatorio nella cavità dell'addome e della gabbia toracica. "
(Ruella Frank: Il corpo consapevole, pg.108, 109)

  • postura: la verticalità perfetta permette una corretta respirazione, un'equilibrata tensione muscolare della zona gola/laringe e quindi un'emissione del suono la cui risonanza non viene disturbata o interrotta. Una buona verticalizzazione deriva dall'equilibrio di tensione tra le fasce muscolari antero - posteriori e laterali. Le contratture delle fasce muscolari del collo e della mascella, in particolare, evidenziano indirettamente una contrattura della muscolatura del bacino e della zona lombo-sacrale con cui sono in stretta relazione.
  • disponibilità alla vibrazione corporea: Tutta la struttura ossea partecipa allo sviluppo della sonorità vocale (Alfred Tomatis – L'orecchio e la voce). La vibrazione in generale e di conseguenza la vibrazione ossea, possono essere ridotte da contratture muscolari momentanee o croniche; queste contratture riducono la completezza armonica della voce.

Il risveglio del corpo, che può avvenire con la mobilizzazione o con il contatto, ha un' immediato influsso sulla voce.

Elementi emotivi

Mentre le memorie inconsce di piacere favoriscono la disponibilità del corpo a risuonare, al contrario, le memorie di sofferenza si traducono in rigidità e tendono ad impedire/interrompere la risonanza corporea.

Lowen, nel suo "La voce del corpo", dice che ogni rigidità o desensibilizzazione corporea nasconde uno o più eventi dolorosi che il bambino racchiuso nella nostra memoria desidera evitare.
Se il pianto del bambino, ad esempio, non ha ottenuto una risposta consolatoria dalla madre o dal padre e il bambino viene lasciato piangere o gli viene impedito di piangere attraverso minacce o percosse è molto probabile che di questa sofferenza vi sia traccia, ad esempio, nelle contratture muscolari croniche del collo e della gola.

Nel nostro corpo troviamo le tracce di ogni esperienza vissuta, sia essa piacevole o traumatica. Di ognuna di queste esperienze vi è una somatizzazione che nel corpo si manifesta come fluidità o come rigidità.
In un percorso di consapevolezza e di crescita personale sarà sommamente utile svelare le tracce di memoria corporea traumatica o di disagio e portare in luce ed eventualmente sciogliere le rigidità presenti nella postura e nel respiro.

Luisa: l'addomesticamento della nostra parte istintiva e selvatica, un processo a piccole e inesorabili tappe.
Avevo 3 anni e mezzo e da poco c'era un'altra piccola bimba in casa. Mia sorella dormiva nella culla nella camera dei miei genitori, mi piaceva stare con le manine sul bordo del cesto per osservarla e conoscerla, ero curiosa, aveva un respiro buffo e faceva degli strani suoni, sapevo che mi sentiva e desideravo incontrare il suo sguardo. Uno strattone mi rapì da quella comunicazione silenziosa. Mi fu detto che dovevo togliermi di là perchè rischiavo di farle male, mi sentii in colpa, e subito dopo arrabbiata. Poi diventai triste, non era come volevano farmi credere, io non volevo farle del male, non ero gelosa.. volevo solo incontrarla!

Avevo 6 anni ero in vacanza con la mia famiglia al mare d'estate ed era appena piovuto.. la fragranza della terra bagnata mi riempiva di gioia, la pioggia aveva ridefinito ogni cosa, potevo distinguere nettamente il profumo dell'argilla bagnata, da quello delle cortecce degli alberi, del vialetto di pietra, delle foglie secche, del legno degli infissi del bungalow delle foglie verdi.. e in lontananza il profumo delle alghe e del mare. Incantata ed eccitata giocavo in una pozzanghera e con i piedi impastavo l'argilla morbida e rossa come la ruggine. Il fango che mi passava tra le dita mi dava una sensazione incredibilmente piacevole così provavo e riprovavo assaporando fino in fondo quel piacere. Poi d'improvviso le grida di mia madre, di nuovo stavo facendo qualcosa che per lei era sbagliato, di nuovo mi sentii in la colpa e senza nemmeno arrabbiarmi diventai triste. Ormai ero quasi del tutto convinta di essere sbagliata, e il sorriso mi si spegneva frequentemente per lasciare posto alla tristezza e a un senso di sfiducia nei miei confronti.

Questi e altri vissuti di sofferenza vibrano nella mia voce e nella voce di ognuno di noi, raccontando la nostra storia. Questi nodi, queste memorie di dolore, limitano la nostra risonanza, scegliere di scioglierli un grande regalo che facciamo a noi stessi!
La voce parlata è quindi, una spia evidentissima del nostro vissuto di sofferenza.

Così A. Lowen descrive il progressivo irrigidirsi del corpo e la perdita di contatto con le parti irrigidite.
" E' un principio bioenergetico fondamentale che si perda il contatto con la parte del corpo in cui esiste una tensione muscolare cronica. Il corpo rigido diminuisce la sensibilità della persona e diventa sempre più simile a una macchina. Al tempo stesso l'attività cerebrale aumenta e il senso del Sé comincia ad essere basato sui soli processi mentali; il corpo diventa poco più di un apparato per il trasporto della testa e la messa in atto dei suoi pensieri. "

(Alexander Lowen: La spiritualità del corpo, pag. 140.)
Come a livello corporeo così a livello emotivo la nostra voce parla della nostra storia, del nostro vissuto passato e presente. Troveremo così, nella voce, emozioni "croniche" frutto di abitudini, come anche emozioni legate al contesto nell'immediato presente.
Nel quotidiano, inoltre, sollecitati dall'ambiente, incarniamo vissuti di genere che portano ad abitudini emotive di desensibilizzazione nell'uomo e rassegnazione nella donna.
Se nel maschio, ad esempio, manca un reale vissuto della propria componente femminile (morbidezza nei gesti, tenerezza, apertura affettiva, comprensione dei bisogni dell'altro....) la voce può essere priva di dolcezza.
Se nella femmina la voce risulta contratta e flebile è molto probabile che in essa manchi o sia carente la stima di sé o la capacità di esprimere i propri bisogni e i propri desideri.
In ambedue i casi, per liberare la propria voce, vi è un blocco emotivo da sciogliere e parti del corpo con cui riprendere contatto.
Una voce matura ed equilibrata rispecchia una buona consapevolezza di sé e un desiderio costante di miglioramento.
Esempi di voci:
Anche nei cantanti professionisti si possono notare caratteristiche vocali legate ad una incompleta relazione con la propria emotività profonda.
Di seguito alcuni esempi:

  • Callas vs Monserrat Caballe: Casta Diva, Norma.
  • Pavarotti vs Corelli: Che gelida manina, Boheme.
  • Callas http://www.youtube.com/watch?v=7rjGwS20V94
  • Caballe http://www.youtube.com/watch?v=8MfUsCP6d3U
  • Corelli http://www.youtube.com/watch?v=fsULB3v5Ga4
  • Pavarotti http://www.youtube.com/watch?v=rpxXlhTP8os

Notare nell'ascolto la differenza nell'espressione emotiva, pur in presenza di grande tecnica; la Callas e Corelli ci trasmettono nel loro canto la 'risonanza del cuore'; la Caballe e Pavarotti privilegiano la risonanza della voce nella testa (gesto al maschile), escludendo, per gran parte del brano, tutto il resto del corpo (gesto al femminile).

1.3 Voce e vissuto emotivo

Prima di procedere nell'analisi del rapporto tra voce ed emozioni ci poniamo alcune domande e alcuni pensieri guida.

  • L'esperienza di ascoltare un cantante è un'esperienza che coinvolge il piano corporeo e quello emotivo.
  • Come faccio a percepire se in un canto c'è o non c'è il cuore?
  • Dal tipo di vibrazione che provo nel mio.
  • Oppure, come fa un cantante a far passare una certa emozione?
  • Vivendola nel proprio corpo, come avviene per gli attori di teatro e cinema.
  • La strada per capire come avviene questo processo è quella di VIVERE nel corpo.

Il canto non è un fatto solo della laringe ma è un divenire di tutto il corpo. Bisogna sapere come sta la produzione del suono in rapporto a tutto il corpo. Se noi continuiamo a espandere la nostra consapevolezza e a crescere, anche la nostra voce crescerà con noi.
Ecco alcuni esempi di possibili strade di crescita di consapevolezza e quindi di crescita espressiva della voce. Il lavoro andrà fatto a livelli, del tutto inscindibili, sul corpo e sull'emotività.

La laringe

Il funzionamento del corpo umano è metafora del funzionamento del mondo interno. Esattamente così come il cibo attraversa il corpo fino a diventare nutrimento così avviene per i gesti, le emozioni e i sentimenti che possono diventare nutrimento.
Noi fin dal grembo materno abitiamo il nostro corpo e per questo è necessario che siamo in grado di mantenere una buona relazione e un contatto pieno con esso. Per fare questo diventa prioritario saper ascoltare quello che il corpo ci dice e far tesoro dei suoi messaggi.

(vedi A. De Souzennelle Il simbolismo del corpo umano; Jader Tolja Pensare col corpo)

Portiamo queste discorso nell'ambito della produzione del suono:

La voce risuona partendo dalla vibrazione di un organo dall'aspetto di una vagina: la laringe.

laringe

Immagine tratta dal sito di Eva Simontacchi, cantante. Le foto sono state scattate dal dott.Franco Fussi.

Sia uomini che donne per risuonare e trasmettere con la voce il loro vissuto emotivo nel modo più efficace, devono essere in contatto con il loro lato femminile.
Per comprendere appieno questa parte del discorso utilizziamo quanto dice Laura Pigozzi in "A nuda voce":

"La voce proviene dall'interno, da un organo nascosto, risuona in cavità non visibili, e richiede un ascolto interno anche solo per essere correttamente emessa: dare la voce è atto pensabile al femminile".
La natura della voce è femminile ed il suo manifestarsi è maschile, ha la sua radice nell'ascolto di se e si mostra al mondo attraverso l'esteriorizzazione del suono. Se non lo si fa vibrare dentro, emotivamente, il suono risulta privo di corpo e il messaggio che arriverà all'ascoltatore sarà prevalentemente mentale.

Questo avviene perché, nell'ascolto, tutto il corpo dello spettatore vibra; a cominciare dalle corde vocali per un fenomeno fisico chiamato "simpatia".
Quanto più interviene la volontà nella produzione di un suono tanto meno funziona il canto; la sua relazione con il corpo è gestita infatti da quella parte istintiva del nostro cervello chiamata sistema nervoso autonomo, costituito dal sistema simpatico e parasimpatico.

Il canto nasce come esperienza di piacere (parasimpatico) ed è uno strumento di comunicazione all'esterno dello stato di grazia (Lowen) che stiamo vivendo.
Negli stati di piacere è attivo, infatti, il sistema parasimpatico che favorisce l'espansione dell'organismo e il contatto con l'ambiente, mentre in quelli dolorosi prevale l'azione del sistema

simpatico che determina una contrazione e una difesa dall'ambiente: ne consegue che la volontà si trova in contrapposizione con il piacere. (Lowen)
Le "stecche" (suoni disturbati o stonati) nei cantanti sono frutto di questo passaggio indebito dal cantare "involontario" a quello "volontario". Ne sono un esempio, anche, i problemi derivanti dal cantare, in preda alla paura, le note molto acute.

L'IMPORTANZA DEL FEMMINILE

Qui di seguito un approfondimento sul concetto di cantare come gesto femminile. Ne hanno parlato, ad esempio, Katherine Ennis Brown e Erich Neumann.
Dice la Brown: " E' mia convinzione che il sistema nervoso autonomo e le caratteristiche femminili siano strettamente connessi. Esse non sono complementari, ma sono i due aspetti della realtà psicosomatica stessa. La vera e propria esperienza materiale delle funzioni organiche diventa simbolo e immagine delle funzioni psichiche; quando ci esprimiamo, sia con le mani sia con la voce, usiamo ambedue queste funzioni contemporaneamente (il grassetto è nostro). Il loro funzionamento e la loro sorte sono importanti per la completezza degli esseri umani, di qualsiasi sesso siano. In qualsiasi modo li affrontiamo, ci rendiamo conto che ambedue questi aspetti sono celati, misteriosi e vulnerabili, ambedue sono stati repressi dalla prepotenza dell'Io patriarcale, ambedue sono desiderosi di essere consapevolmente accettati e sostenuti per poter esercitare un'influenza positiva sulla vita degli uomini e delle donne.

Quando ci occupiamo del sistema nervoso autonomo e del flusso endodermico, ci stiamo occupando anche della dimensione femminile e la stiamo alimentando in noi stessi e nei nostri clienti. Nel fare questo, costruiamo l'anima. "
(Katherine Ennis Brown - Ombre sulla luna. La psicoterapia corporea trascura l'anima e la femminilità. Discorso tenuto al terzo Congresso Europeo di Psicoterapia Somatica, Lindau, Germania, 17-20 settembre 1991.)(Su questo argomento vedi anche: M. Brown, Il contatto terapeutico)

Quanto affermato dalla Ennis Brown può risultare oscuro o addirittura ostico se paragonato al comune modo di considerare la realtà in cui viviamo, soprattutto per ciò che riguarda la dualità maschile-femminile nel mondo occidentale, immersi come siamo in un sistema patriarcale vissuto in modo inconsapevole e che ci sembra l'unica realtà possibile.

Sarà sommamente utile, a questo proposito, valutare il limite della separazione mente-corpo imposto alla civiltà occidentale da Cartesio in poi. Questo limite si evidenzia concretamente quando nel canto il o la cantante utilizzano un canale razionale per superare le difficoltà nella fonazione. La strada razionale è a fondo cieco perché il fenomeno vocale è corporeo ed il corpo risponde alla parte creativa ed istintiva del cervello. A questo punto la strada da imboccare è quella della comunione, dello scambio e della collaborazione.
Un esempio di comunione è l'estasi che noi comunemente siamo abituati a considerare "sessuale" o "spirituale".

Erich Neumann ci da una traccia per considerare la possibilità che estasi sessuale (orgiastica) e spirituale siano indistinguibili.
Egli afferma che: "Nell'estasi che le viene dal contatto col maschile, il femminile supera lo stadio dell'auto - conservazione e giunge a una nuova fase della sua esperienza, la rinuncia di sé. L'annullamento orgiastico, sebbene agisca anche su un piano fisico, ha un carattere spirituale che però non ha nulla a che fare con la logica astratta dello spirito maschile - patriarcale, ma appartiene piuttosto a una particolare forma femminile di esperienza spirituale che mitologicamente viene spesso collegata col simbolo della luna.

La coesistenza di estasi spirituale ed estasi fisico - orgiastica si manifesta ancora nella donna moderna quando, in occasioni di eccitazioni spirituali come la musica, può giungere fino all'orgasmo, e anche perché il suo 'comprendere' contenuti spirituali può collegarsi a sensazioni fisiche. Simbolicamente parlando, essa comprende, non con la testa, ma con tutto il corpo, e i fenomeni spirituali sono congiunti a quelli fisici in un modo che è completamente estraneo all'uomo medio."

Altrettanto può avvenire nell'esperienza del maschio, purtroppo abitualmente rigido.
"Al contrario, la dipendenza dal corpo, nel bene e nel male, è presente nell'uomo creativo in misura maggiore che nell'uomo comune, come indicano molti indizi. E' fuori di dubbio che si tratta di una maggiore sensibilità e di una coscienza più viva di processi in stretta relazione reciproca, ma la coscienza patriarcale, coerente con il proprio sviluppo, ha anche qui la tendenza a ritenersi libera e a negare la propria dipendenza dai processi dell'inconscio e del corpo."
Erich Neumann - LA PSICOLOGIA DEL FEMMINILE, pagg. 18-19 ( il corsivo tra virgolette è una nota dello stesso Neumann a pag. 19)
Abbiamo affermato che il canto è di natura femminile, esclusivamente femminile, sia per gli uomini che per le donne. Quest'affermazione è suffragata dall'analisi e dalla simbologia del gesto del canto che nasce all'interno del corpo (laringe organo femminile) e si manifesta all'esterno con un gesto che è maschile. La prima sacra legge degli indiani d'america afferma: "Tutto nasce da Donna e viene fecondato da Uomo". Il che significa che ogni nostro gesto, compreso il canto o la parola, nasce come intuizione nella nostra parte femminile che grazie al maschile poi si materializza.

L'analisi storico-psicologica sostiene da un altro punto di vista la stessa cosa: l'estasi musicale è abbandono (per Neumann "annullamento") nell'incontro tra femminile e maschile.
Questo, nella nostra esperienza, significa che non ci può essere una buona risonanza corporea della voce se non c'è, nell'individuo che canta/parla, una buona comunicazione nelle varie parti del corpo e tra i due emisferi cerebrali, quello destro emotivo/creativo e quello sinistro razionale.

Nella nostra società e nella nostra cultura, che Riane Eisler chiama "società di dominio", il livello di separazione è molto alto ed è addirittura considerato un valore vedi "dividi et impera".
L'uomo, il maschio ha formalmente il dominio, fisicamente più forte della donna, da almeno 8000 anni l'ha assoggettata in svariati modi. Il principio è di una semplicità disarmante, il più forte domina sul più debole in una piramide in cui Dio, un Dio maschio e punitivo, si trova al vertice più alto e donne, omosessuali, bambini, animali e piante stanno alla base, in basso.

Questo livello di separazione abbraccia ogni sfera della nostra esistenza, e sia che siamo uomini o donne, abbiamo parecchio esercizio da fare per armonizzare e mettere in comunicazione i nostri due emisferi cerebrali, e le nostre parti maschili e femminili.
A questo proposito una testimonianza di Paolo:

Ho fatto parte per 20 anni, durante la mia carriera di artista del coro in un teatro lirico, di commissioni di ascolto per l'assunzione di nuove voci. La differenza di qualità e di quantità tra le voci maschili e femminili era veramente notevole. Se c'era in concorso un posto di soprano, si presentavano 80 ragazze e di queste almeno 40 erano di buon livello. Diversamente , se le voci in concorso erano maschili, era molto difficile trovare elementi di buon livello e la scelta si faceva tra numeri molto bassi e livelli di qualità non altrettanto elevata.

La stessa cosa avveniva nelle audizioni del ballo.
Ho sempre pensato che questa grande differenza fosse causata da una condizione di partenza: il maggior sviluppo delle connessioni tra gli emisferi cerebrali, dalla nascita, nelle femmine e da una condizione di maggiore rigidità acquisita, nei maschi.

1.4 L'ottava di risonanza

Sia negli uomini che nelle donne molte volta la voce parlata si limita a giocar in una sola ottava mancando, così, sul piano della comunicazione, di tutta una serie di colori espressivi e, per la persona, privandola di un feedback di immagine sul proprio vissuto vocale e sessuale.
Queste persone, non solo parlano in una ristretta gamma di intonazione ma anche ascoltano, sia a livello auricolare che corporeo, nella stessa gamma e, per la gran parte, si privano di crescere, dal punto di vista vibratorio, con l'ascolto.

L'obbligo di parlare in una certa ottava può esser frutto di un condizionamento sociale. Uomini e donne di chiesa (in ambito cattolico) si sentono "in obbligo" di non varcare, verso l'acuto o verso il grave, il confine (inconscio) del corporeo quando leggono, parlano o cantano in chiesa. questo non avviene ad esempio nei preti ortodossi che cantano nella liturgia.

Paolo: Una cara amica cantante mi confessava che, in periodi di depressione o di stanchezza, sentiva il bisogno di andare a nutrirsi di suoni "maschili". L'occasione le veniva offerta, a Trieste, nella parrocchia serbo-ortodossa, durante la celebrazione liturgica. La voce del celebrante, uno splendido basso, prete, sposato e padre, rifletteva nel suo colore un profondo legame con il proprio vissuto corporeo ed emotivo. La mia amica diceva che andava, nell'ascolto, "a fare il pieno di testosterone".

Un esempio estremo si può ascoltare nel film Ivan il terribile di Ejzenstein, con musica di Prokofiev. In una scena di cerimonia liturgica c'è un pope che canta un'epistola (lettura liturgica) cominciando da note molto basse e salendo, frase dopo frase, verso l'acuto con un effetto simile ad un grido apocalittico.

"Nella disciplina del canto il corpo è centrale, sia in quanto corpo della voce, cioè pasta, grana e timbro, sia come corpo che produce la voce, con la sua postura, con il suo modo di "stare al mondo", di occupare uno spazio, di essere radicato o fluttuante, sensuale o distaccato, aperto o irrigidito. Quando parliamo di corpo parliamo di un linguaggio che si incarna. Il corpo umano è narrazione simbolica."

(dal libro Voci smarrite di Laura Pigozzi. Antigone edizioni, pag. 52)

Bibliografia

Alfred Tomatis: La notte uterina
Alfred Tomatis: L'orecchio e la voce
Marie Louise Aucher: Vivre sur sept octaves
Erich Neumann: La psicologia del femminile
Tuniz, Manzi, Caramelli: La scienza delle nostre origini Laura Pigozzi: A nuda voce
Alfonso Gianluca Gucciardo: Voce e sessualità Alexander Lowen: La spiritualità del corpo
Alexander Lowen: La voce del corpo
ShirlieRoden: Sound healing
AnnickDe Souzennelle: Il simbolismo del corpo umano Jader Tolja: Pensare col corpo
Ruella Frank:Il corpo consapevole
Riane Eisler, Il piacere è sacro

Breve biografia degli autori:

Paolo Loss

Dalla fine degli anni '60 ha svolto attività professionale , come cantante , presso l'Ente Lirico Triestino.
E' direttore di cori e , come basso-baritono, canta sia come solista che in complessi da camera.
Ha studiato canto gregoriano e diretto cori fin dal 1958 perfezionandosi, dopo il 1990, ai corsi di Rosazzo e di Cremona.

Ha seguito per alcuni anni i corsi di respiro e voce del maestro SergeWilfart e ha completato al quarto livello la formazione in psicofonia con Elisa Benassi.
Dal 1997 si è dedicato e in parte continua a dedicarsi allo studio di tecniche corporee e mentali atte a sviluppare consapevolezza, in particolare il metodo Feldenkrais, il Tai Chi Chuan e il Qi Kung. Dirige il gruppo Amici del Canto Gregoriano di Trieste e insegna tecnica vocale.

Luisa Negrini

È laureata in Scienze della Terra. Riprende gli studi nel 2000, interessata a comprendere, gestire e migliorare la comunicazione in famiglia e si diploma nel 2003 in Gestalt Counselling presso l'Istituto Gestalt Trieste. Nel 2005 consegue il Master in Gestalt Counselling presso l'Istituto Gestalt Firenze, nel 2007 quello di formatrice. È facilitatrice in Costellazioni Familiari secondo il metodo di Bert Hellinger. Segue dal 2006 Paolo Zanier nei suoi insegnamenti sulla Ruota di medicina dei nativi nordamericani. È socia dell'AICo (Associazione Italiana Counselling), e socia fondatrice dell'AICoFVG, iscritta al Registro Regionale delle Associazioni di prestatori di attività professionali non ordinistiche. Dal 2004 al 2011 ha collaborato con l'Istituto Gestalt Trieste e per alcuni anni è stata docente nella scuola di counselling IGT. Dal 2004 svolge attività di counselling in privato. Dal 2005, integrando geologia, counselling, tradizioni e sapienza native americane, promuove attività rivolte alle Donne che hanno come obbiettivo la ricerca e il risveglio della nostra connessione con la Terra. Accompagna le Donne alla Ricerca del Femminile attivando in tutta Italia corsi e seminari esperienziali, anche attraverso il contatto con quei luoghi del nostro Pianeta più adatti al risveglio, tra cui siti archeologici e Natura incontaminata. Luisa Negrini è un ponte per le Donne nel loro percorso di crescita come portatrici di pace, accogliendo e integrando le polarità interne. www.luisanegrini.eu

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